#witheyesclosed

E’ una storia che comincia da lontano, quando i selfie non esistevano ancora, o comunque quando non esisteva ancora la parola. Si chiamavano autoscatti, prima dell’avvento degli smartphone che consentono di scattarsi fotografie come in uno specchio, tenendosi d’occhio.

L’autoscatto era una cosa diversa: voleva dire mettersi davanti all’obiettivo della macchina fotografica e attendere che questa scattasse la foto. Nessun controllo sul risultato, sull’inquadratura, sul momento dello scatto.

Questa serie di foto, che presento qui, sono nate nel 2008, scattate con una piccola macchinetta digitale Casio, scattate tenendo in mano la macchina premendo io stesso il pulsante di scatto. Ma comunque senza avere il controllo dell’inquadratura e del risultato. E sono stati (auto)scatti di me stesso con gli occhi chiusi. Forse per caso, forse per intuizione, non saprei.

Li ho presentati in una mostra collettiva di fotografia (Il Mostro) solo nel 2016, grazie all’incoraggiamento di Luciano Corvaglia, motore, comandante e conduttore della TAG Tevere Art Gallery.

Poi, a quel punto, ne sono venute altre. Fatte con l’Iphone, ma senza utilizzare la funzione “selfie”. Scattando come se fosse un altro a farlo. E sempre con gli occhi chiusi, perdendo il controllo di me stesso, astraendo la mia immagine, perdendola di vista ed avendola, dopo, crudelmente sotto gli occhi, impietosa proprio perché senza controllo.

Beh, la faccio breve, eccole.

31013630566_c679b10ec1_o.jpg

#witheyesclosed 1 – 2008 / 2016

30907129272_17fd2c619c_o.jpg

#witheyesclosed 2 – 2008 / 2016

30907129412_b58e463e2d_o.jpg

#witheyesclosed 3 – 2008 / 2016

36029487334_c487fa6488_o.jpg

#witheyesclosed 4 – 2017

36029486954_3518695e22_o.jpg

#witheyesclosed 5 – 2017

38713760115_940285f9ae_o.jpg

#witheyesclosed 6 – 2018

38905343204_6677af913f_o.jpg

#witheyesclosed 7 – 2018