Cuccioli

Proseguo con la pubblicazione di racconti già scritti. Con questo, del 2004, ho partecipato alla prima edizione del concorso letterario Roma Noir, indetto nell’ambito del convegno Roma Noir – Autori, editori, testi di un genere letterario metropolitano, che si è tenuto all’Università di Roma “La Sapienza”, Facoltà di Scienze Umanistiche, il 18 febbraio 2004.

La Giuria Critica era composta da Fabio Giovannini, Roberta Mochi, Elisabetta Mondello, Giorgio Nisini, Antonio Tentori, Alda Teodorani. La lunghezza massima dei racconti era, da bando, di 4000 battute, spazi inclusi.

Il mio racconto, pur non avendo vinto (era un podio a tre), è stato selezionato tra i primi dieci. Eccolo.

Cuccioli

Il nostro bagget di quest’anno… io le friggo sempre… discutendo delle performans… dovuta operare… cinquecento euro… un’ora di fila… Le parole dei grandi. Gli arrivano come in sordina, dalla tavolata all’aperto. Un sottofondo lontano cui è abituato, come un mormorio variegato di significati senza significato, tutti insieme. Lo annoiano, le parole dei grandi.

Luca non è a tavola. Non è seduto tra mamma e papà. Luca è dietro l’angolo della casa, vicino all’orto. C’è il sole. Non ha voglia di mangiare, pensa. Vuole giocare. Forse il gelato, dopo. Ha le mani ancora appiccicose di pollo arrosto. Se le pulisce nei pantaloni. Si siede in terra, vicino alla cesta di Zanna, il cane. E’ una cagna, in verità. Ma per Luca non fa differenza. Ci sono tre piccoli cani, dentro, sotto una coperta. Molto piccoli. Due bianchi e uno nero. Li vede bene, sollevando la coperta. Hanno gli occhi chiusi. Forse dormono, pensa Luca. Zanna non c’è, adesso. Luca non sa dov’è. Si guarda intorno. Non c’è.

Allunga la mano e tocca quello nero. E’ caldo, morbido. Si muove, a toccarlo. Muove le gambe e la testa. Ma non apre gli occhi. Apri gli occhi, cane, dice, e con il dito gli apre un occhio. Non si diverte, però. Lo prende con le mani. Lo appoggia fuori dalla cesta. Stai in piedi, dice cercando di farlo stare in piedi. Lo tira su con una mano e con l’altra gli tira le gambe, che però non stanno dritte. Cade sempre a terra, nella polvere. Abbaia, ma non fa bau bau. Fa come gnì gnì. Fai bau bau, cane, dice. Non cammina. Si muove strisciando, verso la cesta. Stai qua, dove vai? Lo prende e lo riporta davanti alle sue gambe incrociate per terra.

Ma Luca dov’è?… Sei la solita ansiosa, starà giocando da qualche parte… Porto il gelato?… Volete un amaro?… Siamo in campagna, cosa vuoi che gli succeda… Lascialo fare… Lucaaaa, dove seiii? Non si alza nemmeno. Sono quiiii che giocooo, grida.

Non cammina proprio questo cane, pensa. Lo lancia in alto con le mani, allora. Non tanto in alto, solo per vedere come cade. Cade un po’ di lato. Gnì, gnì, gnì, gnì, non la finisce più di fare gnì. Zitto, cane, dice. E gli mette una mano sulla bocca. Gnì, gnì, gnì. Si dimena. Come sei sporco adesso. Ti sei sporcato, scemo. Si guarda intorno. C’è una fontana, più in là. L’acqua scorre sempre. Scorre dentro un secchio pieno d’acqua. Ed esce fuori. Stai fermo, stai fermo. Lo stringe per farlo stare fermo. Gnì gnì. Arriva alla fontana. Adesso ti lavo, dice. E lo tuffa nel secchio. Lo muove, lo scuote, lo sciacqua. Ogni volta che lo tira fuori lui fa gnì. Lo rimette dentro.

Ma cosa c’avrà ‘sto cane da guaire? Sarà mica che Luca gli sta dando fastidio, eh? Ma Zanna dov’è? Dal veterinario, dopo il parto non stava benissimo. Ce l’ha portata Mario, il custode. I cuccioli sono soli, allora? Lucaaaa… lascia stare i cuccioli… vieni qui subito… che se arriva Mario, vedi tu…

Stai zitto, adesso devo andare, mi chiamano, dice. Gnì, gnì, gnì. Non sa come fare. Lo immerge. Lo tiene sotto. Non si muove più. Lo lascia. Corre dalla mamma. Più in fretta che può. Si asciuga le mani sui pantaloni. Arrivoooo, eccomi mamma, sono qui. C’è il gelato? Voglio il gelato, dice sorridendo.