Ho avuto il piacere e la soddisfazione di partecipare ad uno straordinario evento: The Darkroom Project Otto, una mostra, ma anche molto altro, che si è tenuta a San Martino al Cimino, in provincia di Viterbo, negli splendidi spazi di Palazzo Doria Pamphilj dal 18 al 21 settembre 2020.
La “tre giorni” è stata organizzata dalla TAG – Tevere Art Gallery di Roma, una delle realtà più vive, originali e dinamiche della Capitale in tema di fotografia, arte, performance, musica, in collaborazione con Scuderie MArteLive.
Come si legge nel sito della Galleria,
The Darkroom Project Otto è parte del progetto “Itinerario Giovani” finanziato dalla Regione Lazio Politiche Giovanili e dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per la Gioventù.
The Darkroom Project è un evento multidisciplinare di ampio respiro, che prende vita dal concetto della riscoperta di una vecchia tecnologia vissuta in chiave contemporanea, la stampa fotografica in Camera Oscura, proposta sia ad un pubblico già avvezzo, sia a quello che non si è mai cimentato con questa tecnica.
All’interno del Palazzo è stata allestita una camera oscura dove 7 stampatori accompagnati dalle note di 3 musicisti (Le dieci mosche bianche), si sono cimentati nella stampa di 6 negativi in un’unica gigantografia (1 Mt x 5 Mt circa).
La manifestazione si è arricchita con mostre, performance, musica, letture portfolio, workshop.
Il momento della stampa è stato tra i più intensi e stupefacenti. Una gtrande sala allestita come una camera oscura, con il pubblico presente, i giovani fotografi all’opera e la musica live di Thomas Corvaglia (pianoforte), Francesca Rizzato (flauto), caterina Sebastiano (soprano).
La mia partecipazione è avvenuta con una serie di quattro scatti, appartenenti ad un progetto (Welcome To Myself) di cui ebbi già modo di parlare su queste pagine, tempo fa.
Tra le diverse iniziative presenti, particolare menzione va a Buck Up And Cry, una performance fotografica degli amici Marco Marassi e Barbara Lalle, che tende a rompere il tabù del pianto maschile, etichettato come segno di debolezza e fragilità.
Mi sono fatto fotografare anch’io. E’ stata un’esperienza forte e intensa.
Un sentito ringraziamento agli organizzatori (con un’attenzione speciale a Luciano Corvaglia e Stefania Saponaro) e a tutti i colleghi ed amici con cui condivido, ormai da tempo, questa magnifica avventura artistica ed espressiva.
Qui, a seguire, una gallery di alcune immagini scattate durante la giornata.